Tages-Anzeiger del 21.03.2006
http://www.tagesanzeiger.ch/dyn/news/ausland/605984.html
Alla mafia non piace, se si ride di lei
Satira in Sicilia? Gli argomenti non mancano al foglio “Pizzino”. Per esempio: in Sicilia cinque anni fa vinse la coalizione di Berlusconiper 61 a 0.
Una barzelletta? Nessuna barzelletta!
di Oliver Meiler, Palermo
Lo si fiuta ancora, il pesce. Come lontano saluto della chiara giornata. È notte.
Le fioche luci dei lampioni illuminano scarsamente la piazza, emanano un colore debole, che dà sull’arancione addosso alle facciate sfaldate. Una piazza alla Vucciria, il vecchio mercato nel cuore caldo di Palermo, Sicilia. C’è un rubinetto pubblico al centro, sotto al quale di mattina lavano il pesce sviscerato. Il rubinetto continua a gocciolare. Stiamo bevendo birra, una bottiglia grande, da bicchieri di carta, 1,20 euro, comprata in uno di questi bar senza pretese della piazza, dove di sera si recano i giovani, popolo alternativo e impegnato politicamente.
Comprano della birra, portano fuori la bottiglia, si siedono per terra. Costa di meno. Così ci si può permettere anche due bottiglie. Gianpiero dice: “In fondo vogliamo sopravvivere”. Lo intende metaforicamente. Intende: “Il Pizzino”, il foglio di satira, il primo giornale di satira in Sicilia da cinquant’anni, la sua idea. In primo luogo è un poster piegato quattro volte, che dopo la lettura si lascia attaccare come affiche alle mura delle case e delle stanze da letto- contro la mafia, contro Cosa Nostra e la sua cultura dell’oppressione, contro la politica della complicità.
Sguardo sveglio, esprit ironico
“Il Pizzino” esiste solamente da un anno. Il nome è il diminutivo di “pizzo”: così viene chiamato la tassa imposta dalla mafia. “Il Pizzino” si trova nelle librerie e nei locali del giro. Oppure è appeso. Gianpiero Caldarella produce il giornale insieme ai suoi compagni di studio Leonardo Vaccaro e Francesco Di Pasquale. Tutti hanno trent’anni, scienziati della comunicazione:
sguardo sveglio, esprit ironico, penna creativa e coraggio. Ma senza soldi.
E così beviamo birra, due grandi bottiglie, là dove gli piace venire per le riunioni di redazione notturne. Inserzioni non ne hanno, se c’è della pubblicità la prendono in giro.
Il foglio costa 1 euro, l’abbonamento 12. Gli amici pagano di più, anche quelli che per “Pizzino” scrivono, disegnano, pensano. E intanto di amici e benefattori “Il Pizzino” ne ha in tutta l’Italia, alcune migliaia. Anche nel nord, ad esempio a Milano e a Torino, dove a tanti la Sicilia lontana, là sotto nel sud, sembra sempre ancora “Africa”. La Sicilia è un caso particolare italiano, un’isola degli infelici. La Mafia fa quì il bello e il cattivo tempo, come dicono gli italiani.
È lei a dettare le regole.
“Tutto è affare”, dice Gianpiero. Anche la politica. Cinqueanni fà la coalizione di destra attorno a Silvio Berlusconi, la cosidetta Casa delle Libertà, in Sicilia si aggiudicò tutti e 61 i seggi per il Parlamento. Tutti! Nessun seggio andò alla Sinistra. 61 a 0. Una barzelletta? Nessuna barzelletta! Una cosa così non c’è mai stata.
Non si deve analizzare come fenomeno sociologico, neanche politologico.
Perché naturalmente non è stato un fenomeno, ma un affare.
Infatti sulla penisola si registrò questa vittoria schiacciante come fatalità.
Si scuote la testa, al massimo. Non si sono fatte domande.
La Sicilia ha una fama e l’ha confermata. Solo la Giustizia voleva saperne di più.
E questo quì è il bilancio di Carlo Rotolo, presidente della Corte d’Appello di Palermo, nel suo ultimo rapporto annuale (in parentesi le variazioni rispetto al 2004): estorsione (più 29 %), usura (più 53 %), riciclaggio di denaro (più 21%), corruzione (più 50 %). Rotolo scrive. “Tramite il collaudato affare dei voti la mafia concede alla politica il suo appoggio e ottiene in compenso tanti privilegi.” Leggi, permessi edilizi, alleggerimento della detenzione.
Un affare fondato sul baratto.
Sono indagati tutta una schiera di politici locali dell’ UDC e del partito di Berlusconi Forza Italia a causa del sospetto di mafia.
Anche e soprattutto Totò Cuffaro, il Presidente della Regione Sicilia.
I collaboratori di giustizia di Cosa Nostra lo incriminano pesantamente: dicono che abbia incassato dei milioni. E che abbia tentato di mettere i clans gli uni contro gli altri. Un gesto maldestro. Per questo loro parlano. Ma Cuffaro si candida per un secondo mandato e in più per un seggio nel Parlamento nazionale. Una barzelletta? Nessuna barzelletta! Sono proprio queste storie di satira reale che nutrono “Il Pizzino”.
“La satira non deve essere crudele”, dice Francesco, il più politicizzato dei tre, “deve liberare, deve aiutarti a sopportare questa impotenza schiacciante, questa sottomissione. Sai quanto ci mette il treno per arrivare da Palermo a Siracusa dall’altra parte della Sicilia, 260 chilometri in tutto - No? Sette ore”. Una barzelletta? Nessuna barzelletta! “Il Pizzino” ha ripreso l’orario dei treni di stato e lo ha pubblicato. Precisamente nel secondo numero sul ponte progettato sullo stretto di Messina, “il ponte sospeso più grande del mondo”, che tranne la mafia (per ragioni di affare) e Berlusconi (come monumento) nessuno vuole - e a nessuno necessita.
Una strana inibizione
Il tono del “Pizzino” non è mai cattivo, sempre però con un’ironia tagliente. Gianpiero dice: “Alla mafia non piace se si ride di lei. Così la si colpisce più che in ogni altro modo.” I mafiosi, tanti di loro erano contadini, vogliono essere forti e temuti, infallibili, delle autorità. Ridere è un’offesa, un’offesa di lesa maestà.
Ha riso anche Peppino Impastato, un apprezzato conduttore radiofonico in Sicilia, uno a cui si dava ascolto. Una volta prese in giro nella sua trasmissione il boss Gaetano “Tano” Badalamenti. Disse: “Tano, siediti!” Come se fosse uno scolaretto e lui, Peppino, il maestro.
Questo fu trent’anni fa. Hanno ucciso Peppino Impastato. Perché sfotteva. “Paura?”, domanda Leonardo, che si occupa della grafica di “Pizzino”, “mi chiedono sempre: Chi sta dietro a voi? Chi vi protegge? State attenti! E io poi dico: Fin quando non facciamo veramente molto casino, loro ci lasciano in pace”.
Ci sono resitenze, boicottaggi. Alcune librerie non vogliono esporre “Il Pizzino”, non si vogliono esporre. I giornali locali scrivono di ogni nuovo numero, però sono stranamente inibiti, in qualche modo intimiditi, ammutoliti per cultura.
L’isola è piccola, infelicemente piccola, chiusa in sé stessa, e illuminata in modo drammaticamente scarso.
Traduzione di Samantha Tomarchio